Il professor Raffaele Brancati, economista e presidente del MET, considera il settore dell’acciaio, nonostante la crisi che attanaglia l’Europa, un settore con un futuro nel vecchio continente, visti anche gli importanti costi di trasporto.
Afferma che bisogna sempre essere in guardia rispetto al rischio di delocalizzazione ma non prevede un’onda importante di trasferimenti di produzione, per esempio in Cina (primo produttore mondiale) o Turchia.
“Quando il ciclio va giù l’acciacio è il primo che soffre, anzi forse è un indicatore”, afferma. “Si tratta di produzioni che devono guardare al lungo periodo non possono guardare al mese o all’anno”.
È stato questo il limite dell’Ilva e di chi l’ha gestita: non aver guardato troppo lontano?
“Certamente i periodi della privatizzazione dell’Ilva hanno coinciso con periodi di grandi successi di quantità e prezzi, e i Riva prima e altri produttori dopo, hanno beneficiato di grandi profitti senza investire in ambito ambientale e nel lungo periodo. Di questo l’impianto di Taranto ha sofferto, cosa invece che non è successsa a Terni dove si producono acciai speciali”.
Dove deve cercare Roma per trovare un investitore interessato a Taranto?
“La Germania potrebbe essere un buon posto dove guardare il mercato italiano, con le sue caratteristiche produttive, non è da buttare via”.